E se Abele uccidesse Caino?

Caino uccide Abele; miniatura dalla Bible de Sens, XIV secolo
01.02.2025 #religionecattolica #etica #sociologia #politica
E se Abele uccidesse Caino?
Premessa
La questione, sollevata da diversi cari amici durante una lunga discussione, presenta implicazioni non solo religiose ma anche sociali, legali e politiche, che rientrano in un vasto quadro di possibilità casuistiche e apodittiche che esporrò, però, solo negli aspetti principali e separatamente.
Difesa personale
(Codice penale Rocco del 1930 - Legge n. 59/2006 - Sentenza del
23.03.2011 n. 11610 della Suprema Corte di Cassazione - Legge n. 36/2019)
La difesa personale, della famiglia, di altre persone e del patrimonio, nel proprio domicilio o nei luoghi dove si esercita la propria attività lavorativa o economica, è considerata legittima dal punto di vista legale quando non supera i limiti della difesa necessaria, secondo il principio iuris et de iure: proporzione tra difesa ed offesa (Legge 2006). Di conseguenza, anche nel caso estremo in cui per difesa si dovesse uccidere l'aggressore, ciò, è legittimo solo se inevitabile per tutelare la propria sicurezza e quella della famiglia o di altre persone ma non, ovviamente, per denaro, oggetti o gioielli per quanto di grande valore possano essere, o nel caso in cui l'aggressore dovesse darsi alla fuga senza aver nociuto gravemente ad alcuno (Sentenza del 23.03.2011 n. 11610 della Suprema Corte di Cassazione).
La successiva legge 36/2019 ha esteso il principio di proporzionalità tra difesa ed offesa sancendo il principio di proporzionalità assoluta cioè che vi è sempre presunzione di proporzionalità nei casi in cui l'aggredito reagisca in stato di grave turbamento, derivante dalla violazione del domicilio o del posto di lavoro, a causa della propria età o di particolari situazioni tali da ostacolare la difesa.
Ovviamente, l'onere della prova ricade su chi fa appello all'istituto della legittima difesa.
Dal punto di vista religioso, non si può che concordare con quanto stabilito dalla legge.
Essa, infatti, non contrasta con le leggi naturali e, pertanto, neppure con quelle della creazione, risultando quindi compatibile con i principi della Giustizia Divina. Non può, infatti, esistere una contraddizione fra Dio e la sua creazione, fra Dio e scienza e quindi ragione (Catechismo della Chiesa Cattolica 31-36 et 46-47 et 159; Compendio 3).
Il comandamento "Non Uccidere" è, pertanto, rivolto a chi intende uccidere per trarne un vantaggio personale, e non certo a chi ha il diritto e il dovere di difendere la propria vita e quella dei familiari o altri.
Da un punto di vista etico-sociale, è importante evidenziare alcune problematiche. Sarebbe opportuno che chi detiene un'arma frequenti presso un poligono di tiro un corso legalmente organizzato sulla difesa personale. Alla fine di questo corso, dopo aver accertato con certificazione medica il buono stato di salute generale, uno psicologo e un esperto d'armi dovrebbero rilasciare un nulla osta dopo il superamento di un esame. Con tale documento la Questura, effettuati i propri accertamenti sul casellario giudiziale e per l'antimafia, dovrebbe rilasciare un patentino autorizzativo con scadenza periodica. Anche il rilascio di porto d'armi per uso sportivo e caccia dovrebbe prevedere maggiore vigilanza sulle capacità psicofisiche e sulla conoscenza delle normative. Inoltre, la custodia in apposito armadio di sicurezza è il quantitativo di munizioni detenuto dovrebbero essere maggiormente attenzionati e regolamentati.
Detenere un'arma comporta una notevole responsabilità. In situazioni di pericolo, la probabilità di una sparatoria aumenta quando l'arma viene estratta. Di conseguenza, l'aggressore potrebbe reagire sparando per primo a causa della paura, oppure l'individuo aggredito potrebbe sparare senza una reale necessità a causa della crescente tensione. Dal punto di vista etico e sociale, è fondamentale che i possessori di armi siano adeguatamente addestrati alla loro gestione e in grado di fronteggiare le diverse situazioni che potrebbero presentarsi.
Delitti e Legge
L'argomento, ovviamente, meriterebbe un intero volume, ma qui interessa focalizzare l'attenzione sull'aspetto etico e morale con le relative implicazioni sociali e religiose.
La pena di morte, è inaccettabile qualsiasi sia il crimine o il criminale. Essa è una sconfitta per le società democratiche e liberali con carattere cattolico e cristiano, ma e anche più semplicemente una barbarie per qualunque altra società.
Ovviamente le pene devono essere adeguate al reato, e le carceri dovrebbero essere adatte a proporre percorsi di recupero sociale. Inoltre, uno stato che si rispetti dovrebbe garantire un lavoro dignitoso a chi gli viene restituito come persona socialmente recuperata. Per quanto riguarda la comune delinquenza, la legislazione, giustamente garantista, è però troppo lenta e insufficiente in tante fattispecie come la violenza domestica e i ripetuti furti alle abitazioni e alle piccole attività che rischiano poi di chiudere, come anche le imprese che non tutelano i lavoratori e tanto altro.
Le leggi fatte da Abele sono buone per Abele, ma Caino, che ha peraltro influenzato Abele nel farle, le elude facilmente o non sé ne cura. Purtroppo, Caino le leggi non può, di certo, farle per Caino.
Vi è poi il grande ed annoso problema delle mafie, che sebbene i tanti arresti sono più attive e ricche che mai, essendosi infiltrate, ormai ad alto livello, nel tessuto politico economico e finanziario mondiale. A queste vanno ascritti omicidi, delitti per droga, estorsioni, gioco d'azzardo, prostituzione, commercio di organi, commercio di schiavi e di bambini per la pedofilia, immigrazione clandestina, gare truccate negli appalti per lavori pubblici e tanto altro. Appare chiaro che la legge ordinaria, già insufficiente per le comuni delinquenze, è soltanto un piccolo fastidio per le grandi organizzazioni mafiose che hanno ingenti capitali accumulati che si contrappongono all'enorme debito pubblico accumulato dallo stato. La questione è semplice, ci sarebbero volute leggi speciali nazionali ed internazionali con magistratura separata ed autonoma che avrebbe dovuto utilizzare corpi specializzati dell'esercito e non le ordinarie forze dell'ordine. Se si continuerà così il poco tessuto sociale sano rimasto, per sopravvivere, si adeguerà al resto malato. Mi rendo conto è utopico che Abele riesca a farle; e poi ormai converrebbe a pochi!
Le guerre in Ucraina ed Israele
La presenza di questi conflitti può essere attribuita a politiche insufficienti e ambigue adottate a livello internazionale. È evidente che l'Europa, il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone, paesi leader negli equilibri mondiali, hanno una responsabilità significativa in merito.
Per quanto riguarda l'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina per motivi espansionistici, sarebbe stato necessario intervenire tempestivamente sin dalle prime fasi con l'invio di rappresentanze diplomatiche dei principali paesi direttamente sulla prima linea del fronte. Non si sarebbe dovuto permettere che le armi parlassero prima della diplomazia internazionale. Con l'avanzare del conflitto, è divenuto impossibile trovare soluzioni diplomatiche a causa della determinazione ostinata e della spregiudicatezza della Russia, oltre agli interessi emergenti legati al mercato degli armamenti.
Oggi appare evidente il fallimento delle diplomazie dei vari paesi, che sono intervenuti in modo disordinato, mentre l'ONU è rimasta inerte. Molti paesi traggono profitti significativi dalla vendita di armi, evidenziando un aspetto problematico in cui alcuni individui e società si arricchiscono attraverso questi affari.
Inoltre, sarebbe opportuno che l'Europa si dirigesse verso una reale unificazione, con un unico esercito ben armato e organizzato, oltre a rafforzare le alleanze. In questo modo, potrebbe avere maggiore influenza. Un vecchio detto latino afferma: se vuoi la pace preparati alla guerra. Questa strategia può scoraggiare eventuali aggressori. Basandosi sulla storia, è irrealistico pensare che il solo desiderio di pace possa garantire protezione da potenziali attacchi.
La guerra Israele-Hamas o guerra di Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023, è, invece, una guerra di religione. La fazione Islamica di Hamas ed altri gruppi come Hezbollah, Pasdaran, jihad Islamica ed altre tra cui fazioni Huthi dello Yemen, forze Quds Siriane tutte legate all'Iran, che con l'Iran vogliono la distruzione d'Israele, la sua scomparsa dalla faccia della terra. Il punto è questo:
Israele è in sostanza il nemico necessario ed indispensabile per la loro fede religiosa, viene attaccata da fazioni Islamiche che non vogliono e non vorranno mai la pace perché essa non rientra nella loro cultura e religione. Sono fanatici che crescono col fucile in mano da bambini, ambiscono e agognano il martirio che è per la maggior parte di queste fazioni l'unico modo di trovare Allah, giacché non hanno la cultura e gli argomenti necessari per ottenere conversioni pacifiche al loro credo. Tanto che se Israele dovesse scomparire, subito, cercherebbero un altro nemico.
Mi chiedo, poi, come sia possibile ritenere che i Palestinesi non fossero d'accordo con Hamas e compagni, visto che hanno consentito, per la seconda volta, che si realizzasse una rete immensa di tunnel fortificati che percorre in lungo e in largo l'intero territorio di Gaza al solo fine di distruggere Israele.
Per noi Europei è una crisi umanitaria, per i musulmani una guerra santa, per Israele la difesa del proprio diritto ad esistere.
Israele da parte sua, ovviamente, mal tollera i Palestinesi e l'Islam in generale e maggiormente l'Iran, tuttavia, tanti anni fa, fece un passo generosissimo, per la pacificazione, restituendo la Striscia di Gaza ai Palestinesi. Territorio che in passato era servito per attaccare Israele attraverso una rete di tunnel, cosa che si è ora inevitabilmente ripetuta ed in modo più violento e organizzato.
Noi europei interferiamo nelle loro relazioni pensando di parlare con gente democratica e pacifista, ma queste parole per loro implicano solo peccato e debolezza.
Penso che la comunità internazionale non debba entrare in questioni che non conosce e dovrebbe semplicemente, in maniera netta e chiara, schierarsi con chi viene aggredito ed ha il diritto ed il dovere di difendersi.
Mi chiedo poi siamo in grado noi paesi europei, America ed altri a intimare un alt ad Hamas? Un alt che duri per sempre?
Certamente no! Perché non hanno interesse ad accettarlo, vogliono la distruzione di Israele. Qualsiasi pace si otterrà o Israele concederà, come già in passato, servirà solo a riorganizzare meglio Hamas e compagni per un altro attacco sempre più violento e distruttivo, che sempre più indebolirà Israele ed un occidente dormiente.
Fatte queste considerazioni, non significa che non dobbiamo cercare soluzioni di pace, certo che dobbiamo, anzi ne abbiamo il dovere, ma dobbiamo farlo con la loro mentalità e secondo il loro punto di vista. Se non sappiamo farlo allora e meglio che siano solo gli interessati a trovare una pace definitiva se possibile, o in alternativa soluzioni che garantiscano sicurezza e stabilità. A tutti gli altri non resta che schierarsi in difesa di chi viene aggredito. Stando dalla parte dell'aggredito, bisogna cercare, però, di evitare che chi si difende lo faccia divenendo a sua volta disumano. La guerra è disumana di per sé, ma vi sono limiti che la comunità internazionale e leggi morali universali ci dicono che non possono essere superati.
Martirio
- 7ª beatitudine:
Mt 5,9 «Beati gli operatori di pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio».
Ci si riferisce a chi opera per la pace in maniera attiva o per essa si sacrifica o sa sacrificare qualcosa. Anche qui il concetto di pace deve essere però riempito di significato. Questa, infatti, deve avere un valore aggiunto, per essere vera e duratura. Deve cioè essere una pace che costruisce Signoria di Dio.
Ecco perché gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio.
- 8ª beatitudine:
Mt 5,10 «Beati i perseguitati a causa di giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».
Sono coloro che, prodigandosi per l'affermazione della Signoria di Dio nei cuori degli uomini, saranno per questo perseguitati. Così d'altronde è sempre avvenuto per i profeti e così avverrà per lo stesso Gesù ed i suoi Apostoli.
Essi, come per la prima beatitudine, poveri di proprio spirito e colmi di Spirito Divino, ne fanno proprio il progetto accettandone le estreme conseguenze.
Implicazioni:
Alcuni detti di Gesù possono aiutarci ad entrare nelle possibili implicazioni:
- - Udiste che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi poi uccidesse sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico che chiunque si adira col proprio fratello sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dicesse al fratello "Empio-ῥακά" sarà sottoposto al sinedrio, e chi poi (gli) dicesse "Pazzo-μωρέ" sarà sottoposto al fuoco della Geènna (Mt 5,21.22).
- - Udiste che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, così che diveniate figli del Padre vostro celeste; che fa sorgere il suo sole su cattivi e buoni, e fa piovere su giusti e ingiusti (Mt 5,43.45).
- - Udiste che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non resistere al malvagio; anzi, se uno percuote la tua guancia destra volgigli anche l'altra (Mt 5,38.39), a chi ti prende il mantello, non rifiutare neanche la tunica (Lc 6,29).
Interpretazione:
- Gesù affronta il tema di superare la legge per mostrare la Giustizia Divina. Non basta dire "non uccidere"; anche l'ira, che spesso porta all'omicidio, deve essere punita. Chi cede all'ira rischia di cadere nella tragedia. Perciò, dobbiamo prevenire l'ira prima che porti a delitti o omicidi, e dobbiamo evitare di provocarla negli altri.
- Dio fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, quindi, come suoi figli dobbiamo amarci gli uni gli altri e aspirare alla sua perfezione nell'amore.
L'amore di Dio si manifesta come giustizia, non affettività umana. Creatore di tutto, l'amore divino si rivela nella e per la creazione. L'amore umano per i nemici, non potendo derivare dal cuore, deve essere una scelta consapevole verso Dio e adottando il linguaggio della sua Giustizia: non negare a nessuno il necessario, nemmeno al nemico. Questa scelta può indurre il nemico a cambiare atteggiamento e promuovere la pace.
- – Il versetto citato richiama la 3a Beatitudine Mt 5,5 «Beati i miti, perché essi erediteranno la terra». Gesù, qui, radicalizza il suo linguaggio, nessuno si vendichi! e puntualizza, non resistete al malvagio! Vuole dirci: non reagite e mostrate una calma pregna di dignità disarmante. La vostra calma, infatti, non deve essere provocatoria perché altezzosa o piena di scherno, ma bensì induttiva di riflessione, prova di semplice fermezza morale, carattere vero. Atteggiamento, questo, che diametralmente opposto a quello dell'individuo che ci aggredisce, offre ineccepibile rettitudine morale e propone pace.
Noi Cattolici, crediamo nell'esistenza di Dio non solo perché possiamo convintamente affermare che l'idea di Dio non è in contrasto con l'universo e le sue leggi fisiche e scientifiche, e che pertanto esso può essere la sua creazione. Oltre a questo concetto personale e naturalistico per noi cattolici si aggiunge, infatti, quello della Rivelazione del suo disegno di benevolenza, attraverso il quale Dio si manifesta all'uomo e gli indica la via della salvezza.
In tal senso, per le sue implicazioni, riporto di seguito uno stralcio parziale dal Catechismo della Chiesa Cattolica al punto 37:
«Tuttavia, nelle condizioni storiche in cui si trova, l'uomo incontra molte difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione. … Infatti, le verità che concernono Dio e riguardano i rapporti che intercorrono tra gli uomini e Dio trascendono assolutamente l'ordine delle cose sensibili, e, quando devono tradursi in azione e informare la vita, esigono devoto assenso e la rinuncia a sé stessi. Lo spirito umano, infatti, nella ricerca intorno a tali verità, viene a trovarsi in difficoltà sotto l'influsso dei sensi e dell'immaginazione ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale. Da ciò consegue che gli uomini facilmente si persuadono, in tali argomenti, che è falso o quanto meno dubbio ciò che essi non vorrebbero che fosse vero».
I tre versetti citati sopra ci indicano con chiarezza come, in armonia con la creazione e l'amore di Dio, dobbiamo cercare e offrire sempre la pace. Una nostra reazione, infatti, potrebbe produrre una lite pericolosa. La qual cosa e ben diversa dal consentire al malvagio di perseguitarci, ucciderci o sterminare la nostra famiglia o altri innocenti. D'altronde, in tal caso che riflessioni e quale pace avremmo ottenuto?
Conclusione
La scelta di sacrificare la propria vita per affermare una Verità di fede o la semplice Verità, o per salvare altre vite rappresenta una decisione personale di grande valore etico e morale. Nessuno può, però, essere obbligato a fare tale scelta. Il sacrificio della propria vita per fede è finalizzato a promuovere la pace o la Verità e non ha alcuna relazione con l'aggressione perpetrata da individui malvagi che, per scopi materialistici o convincimenti religiosi, desiderano la morte del prossimo.
Il martirio assume significato solo se volto a raggiungere un obiettivo concreto, come la pace o la conversione, anche se nel lungo periodo. La linea sottile su cui ci muoviamo in questo contesto è incerta, ma le leggi naturali della creazione, che non contraddicono quelle divine, offrono un orientamento. Tutti gli animali si difendono come possono dalle aggressioni e non possiamo sostenere che l'uomo, perché dotato di ragione e anima, debba accettare di morire senza ragione e senza reagire.
D'altronde, la storia dimostra che nell'umanità ci si è sempre aggrediti con i propri simili, dando luogo a crimini efferati, guerre e conflitti per motivi egoistici, ignorando religione, buoni sentimenti e sani principi. Le vittime sono rimaste tali, mentre gli aggressori hanno difeso le proprie ragioni senza pietà o ripensamenti, prevalendo sui popoli più deboli. Il risultato è stato millenni di guerre e milioni di morti.
Ciò che ritengo è che il diritto alla vita è inalienabile, così come lo sono altri diritti fondamentali dell'esistenza umana: pace, libertà, dignità, lavoro, ecc.
Però questi diritti, purtroppo, sono troppo spesso calpestati a causa dell'insufficienza dello stato e delle sue istituzioni.
Certo, non siamo nel regno di Dio, pertanto, che Abele si separi nettamente da Caino qui sulla Terra è impossibile. Però, come Caino è bravissimo e tenace nell'organizzarsi per impadronirsi del frutto del lavoro di Abele, così Abele dal canto suo dovrebbe organizzarsi in grandi gruppi sociali economici e politici che cooperino per isolare, arginare e difendersi efficacemente da Caino.
Nello scontro, però, Abele non rinuncerà ad essere Abele e Caino è Caino.
Claudio Gualtiero Maria Sala