La Stella Cometa, I Magi e l'anno della nascita

Adorazione dei Magi, Maestri di Vienna
02.01.2025 - #religionecattolica
Estratto dal Libro Trinoteuco tomo I,
Ia edizione Gedi Digital ISBN: 979-12-22802-70-1;
Sussidi Tecnici e Storico-Scientifici (pag. 314>322).
La Stella cometa, i Magi e l'anno della nascita
La cultura mediterranea ed in particolare quella greco-romana, a partire dal II secolo a.C. e sino al II secolo d.C., fu pervasa da un forte desiderio di riscatto dell'uomo e della sua dignità. Questo sentimento permeava la vita sociale e politica dei vari popoli, che avevano dovuto attraversare lunghi periodi di dominazione straniera, guerre e soprusi, cui i vari re e imperatori li avevano sottoposti. Si aspettava, in buona sostanza, un cambiamento radicale, la venuta di un re, o di un salvatore, che avrebbe dovuto ristabilire l'ordine naturale e universale con la vittoria del bene sul male e il conseguente stabilirsi di una nuova era del benessere e della felicità. Tra i tanti popoli che speravano nel cambiamento, le maggiori attese si ebbero tra gli Eliopolitani di Pergamo che attendevano l'avvento del regno del Sole, i Parti Persiani che attendevano il Saošyant avestico e i Giudei che attendevano il Messia guerriero. Nel formarsi di questo nuovo sentimento, gli astri, e quindi una rivisitazione astrologica dei fenomeni astronomici, ebbero grande importanza. Sorsero vari episodi di ribellione, talvolta anche armata, contro chi deteneva autorità e potere, che furono più rilevanti nei paesi in cui vi erano attese molto forti e situazioni di notevole disaggio nelle popolazioni. Tra questi si ricordano gli Eliopolitani di Pergamo con la rivolta di Aristonico, le guerre civili a Roma nel I secolo a.C. e la guerra giudaico-romana che parte dal 63 a.C. e culmina con le due distruzioni di Gerusalemme del 70 e 135 d.C. Queste attese di cambiamento si basarono sul mutamento astronomico della precessione degli equinozi, che astronomi da un verso e astrologi dall'altro, rendevano noti. In quel periodo, infatti, si realizzava il passaggio dei punti astrali γ (equinozio di primavera) e Ω (equinozio d'autunno) dalle costellazioni rispettivamente di Ariete e Bilancia alle nuove di Pesci e Vergine, dove ancora oggi si trovano. Da un punto di vista astrale il firmamento celeste stava per cambiare, era un mutamento epocale, si pensi che questo fenomeno si ripete solo una volta ogni 2150 anni circa.
Fu, dunque, ovvio, in quella circostanza, che l'astrologia enfatizzasse tali eventi e pronosticasse cambiamenti radicali, amplificando le già forti attese delle popolazioni. Gli Astronomi fissano tali date con leggere differenze di calcolo, che possono, ragionevolmente, essere mediamente indicate tra 70 e 10 a.C. per il passaggio del punto γ in Pesci e del punto Ω in Vergine. Questo fenomeno astrale era già conosciuto da qualche tempo, in proposito, si cita qualche rifermento:
1)
Secondo alcuni studiosi, Caldei ed Egizi conoscevano il fenomeno della
precessione sin dal IV secolo a.C., senza però averne scoperto il preciso
funzionamento e relativi calcoli astronomici. Si ritiene in tal senso che
l'astronomo babilonese Kidinnu dal 325 a.C. avesse supposto il fenomeno; mentre
lo zodiaco egizio (200>50 a.C.) nel tempio di Hathor a Dendera sembra ne
tenga conto.
Aristarco
di Samo, già nel 280 a.C. conosceva il fenomeno ed era in possesso dei due
diversi valori che differenziavano l'anno solare tropico da quello siderale,
senza però averne lasciato calcoli astronomici e spiegazioni.
2) Ipparco di Nicea (190-120 a.C.) lo scoprì sulla base di studi ed osservazioni precedenti di origine assiro-babilonese (Timocari di Alessandria, Aristillo). In particolare, si accorse che le coordinate della stella Spica erano variate di circa 2° in poco più di 150 anni. Egli stimò l'effetto della precessione in 48", valore vicinissimo a quello attualmente stimato in 50",26. Ritenne però che il fenomeno riguardasse solo le stelle vicino all'eclittica. Egli fu il primo a lasciare studi e calcoli completi sulla precessione che a noi arrivano attraverso l'Almagesto di Tolomeo. In seguito, fu proprio Claudio Tolomeo che riprese gli studi di Ipparco, e scoprì che il fenomeno riguardava tutte le stelle fisse. Tuttavia, egli valutò male lo spostamento equinoziale in 38" e lo fissò in 1° ogni 100 anni, 360° ogni 36000 anni.
3) Nel 45 a.C., come, si è già avuto modo di dire, Giulio Cesare, basandosi su uno studio di Sosigene di Alessandria d'Egitto, astronomo greco, introdusse il Calendario giuliano, che teneva conto di questo fenomeno.
4)
Publio Virgilio Marone (Andes 70 a.C. – Brindisi 19 a.C.)
ci lascia traccia di
quest'ultimo evento nei versi 4>12 della IV Bucolica, che espone:
4 L'ultima età giunge oramai della profezia cumana
5 la serie dei grandi secoli comincia da capo
6 oramai torna persino la Vergine, tornano i regni di Saturno,
7 ormai una nuova razza s'invia dall'alto cielo.
8 Tu al fanciullo che ora nasce,
per cui cesserà finalmente la razza del
ferro
9 e sorgerà in tutto il mondo la razza dell'oro,
10 sii benevola casta Lucina: già regna il tuo Apollo.
11 E proprio sotto il tuo consolato, sotto il tuo consolato,
12
o Pollione, questa splendida età avrà inizio
e cominceranno a svolgersi i grandi mesi.
Da questi versi emerge chiaramente che il fenomeno celeste della precessione, conosciuto dal sommo poeta, era inteso come una profezia dei Cumani cioè dei Babilonesi. Questi era risaputo fossero eccellenti astronomi ed astrologi, ed evidentemente furono coloro che avevano diffuso tale notizia. Stando quindi ai punti 1 a 4 risulta chiaro che già a quel tempo si ritenesse come iniziato o compiuto l'evento cosmico in questione. Comunque, era sentimento certamente diffuso che il fenomeno si fosse completato. Se quindi da un punto di vista generale, intorno al 10 a.C. il segnale del cambiamento era genericamente interpretato come avvenuto, rimaneva invece da scoprire il luogo e il momento esatto in cui il Salvatore si sarebbe manifestato. Le costellazioni del cambiamento, nelle quali il Sole sorgeva negli equinozi, erano ora Pesci e Vergine. La prima, simbolo della casa di Davide indicava la Palestina, che si proponeva quindi come luogo di un cambiamento nella sfera spirituale e religiosa, la seconda indicava da qualche tempo una Vergine come passaggio per il cambiamento. La conferma del luogo e l'indicazione del momento giunsero da un altro evento astronomico epocale, verificatosi nel 7 a.C., tale evento fu la triplice congiunzione Giove – Saturno (simbolo della stella reale di Davide). I due pianeti interessati si congiunsero, all'interno della Costellazione dei Pesci, nella stessa posizione angolare per ben tre volte in circa 8 mesi!
L'interpretazione del segno astrale da tempo atteso, indicava che un salvatore/messia, giungeva da una Vergine e la sua discendenza sarebbe stata Davidica, quindi in Israele! Nm. 24,17: «Una stella spunta da Giacobbe ed uno scettro sorge da Israele…». L'evento che era stato già segnalato dall'astronomo Johannes Keplero (Weil der Stadt, Germania 1571 – Ratisbona 1630) viene confermato e testimoniato da un papiro egizio detto Tavola planetaria (pubblicata nel 1902 e conservata a Berlino) ed anche dal Calendario stellare di Sippar una tavoletta babilonese in terracotta (Sippar, antica città sull'Eufrate). Questi due reperti riportano, infatti, i movimenti e le congiunzioni celesti del 7 a.C. Questo fenomeno astronomico è stato di recente ampiamente trattato da Giuseppe De Cesaris nella sua opera Congiunzione Giove Saturno e storia giudaico-cristiana.
Per completezza di argomento va detto che la precedente triplice congiunzione, anch'essa compiutasi all'interno della stessa costellazione dei Pesci quasi 10 secoli prima, aveva probabilmente annunciato il regno di Davide, mentre quella avvenuta nel 4097 a.C. si era realizzata nella costellazione del Toro, che era appena entrato in uno dei punti equinoziali. Vicino a quest'ultima data stanno quelle fissate per la creazione del mondo dagli Ebrei nelle genealogie bibliche al 3761 a.C. ed anno 4004 a.C. secondo i calcoli dell'Arcivescovo James Ussher (nella sua opera: Annales Veteris Testamenti, A Prima Mundi Origine Deducti) e dai Babilonesi nel libro di Avesta fissata al 4000 a.C. Inoltre, deve pure puntualizzarsi che gli astrologi usavano, ed usano ancora oggi, lo zodiaco, che è sostanzialmente una tavola, che distribuisce in dodici settori eguali di 30° cadauno le costellazioni che vengono attraversate dal sole e dai Pianeti. Pertanto, lo zodiaco non tiene conto della reale posizione delle costellazioni, che sono invece distribuite nel firmamento siderale a distanze anche notevolmente diverse. Lo zodiaco, per sua struttura segna il completamento precessivo sulla costellazione precedente, pertanto si passava da Toro in Ariete. Le conclusioni che si possono trarre o le tesi che si differenziano ovviamente sono tante, ne riporto di seguito una sintesi di quelle di maggiore interesse. Michael Molnar nella sua opera La stella di Betlemme propone una soluzione simile indicando una congiunzione Marte – Venere, realizzatasi nella costellazione dell'Ariete (segno associato alla Giudea) avvenuta nel mese di aprile del 6 a.C. Spostando la data di nascita di Gesù Cristo verso l'alto, si trovano situazioni astrali simili, come ad esempio la triplice congiunzione apparente Giove – Venere avvenuta nell'agosto del 2 a.C. all'interno della costellazione del Leone.
La stella cometa, pertanto, alla luce degli studi astronomici e di una visione naturalistica, può essere intesa solo come testimonianza di una cerimonialità popolare-religiosa, che, assieme ad altre tradizioni liturgiche e commemorative, si è innestata e radicata con i fatti memorabili naturali e religiosi avvenuti in quel periodo.
Inoltre, va segnalato che la Costellazione dei Pesci (Pisces) somiglia molto, per la sua peculiare forma, ad una stella cometa, essa è formata, infatti, da una corona a sei stelle + 1 esterna, seguita da una lunga coda di quattordici stelle. È dunque probabile che nella tradizione orale, prima della formazione dei sacri testi, si sia parlato di una costellazione, o stella, simile ad una cometa e che successivamente la tradizione orale ha semplificato in Stella Cometa.
Cartina stellare con la rappresentazione della Costellazione dei Pasci - Pisces

D'altro canto, non risulta in nessun modo che in quel periodo ed in quella parte di cielo sia avvenuto un fatto astrale riconducibile a una vera stella cometa. In sostanza, la stella che guidò i Magi/Magoi fu, un fenomeno astrale complesso, una stella detta reale, come possono essere i punti equinoziali e la Stella di Davide. Si tratterebbe quindi di oggetti celesti non visibili ad occhio nudo, e con infinitesimale movimento. Per osservarli è dunque necessaria un'adeguata strumentazione e conoscenza astronomica specifica. A seguito di questi più recenti studi storici ed astronomici e venuto naturale cercare una soluzione all'interno del testo greco del Vangelo di Matteo, considerato che spesso si arriva a una buona traduzione quando corrisponde una corretta contestualizzazione degli accadimenti. La soluzione, infatti, si otterrebbe traducendo diversamente la lezione Mt 2,9 del testo greco, soluzione peraltro accordabile con la vulgata latina, se correttamente interpretata:
"…et ecce stella, quam viderant in oriente, antecedebat eos, usque dum veniens staret supra, ubi erat puer".
"…ed ecco la stella che avevano visto in oriente li precedeva, finché giunta venne a stare sopra il luogo dove era il bambino…".
Questa normale traduzione del testo latino può permettere l'interpretazione che la stella sia sorta sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Il testo greco: "…καὶ ιδοὺ ὁ ἀστήρ, ὃν εἶδον ἐν tῇ ἀνατολῇ, προῆγεν αὐτοὺς, ἕως ἐλθὼν ἐστάθη ἐπάνω οὗ ἦν τὸ παιδίον." Considerato che ἐλθὼν ἐστάθη può tradursi essendo giunta si levò (sorse), invece dell'usuale essendo giunta si fermò l'intera lezione può così tradursi dal greco, alla luce di una più moderna e scientifica contestualizzazione:
"…ed ecco la stella che avevano visto in oriente li precedeva, finché essendo giunta si levò (sorse) sopra (il luogo) dove era il bambino".
D'altro canto, è facile osservare che l'intera lezione Mt 2,1.11 lascia intendere in maniera implicita che la stella fosse visibile solo ai Magi, né Matteo espone in maniera esplicita che fosse visibile a tutti, né tantomeno che si trattasse di una stella cometa.
Concludendo, osserviamo che l'analisi storica ci indica che i Magi erano Caldani/Caldei, vale a dire Babilonesi, quindi Sacerdoti di Zoroastro, esperti in astrologia e astronomia, come la tradizione babilonese suggerisce. Essi partirono dalla Partia persiana al formarsi dell'evento astrale atteso e percorsero circa 900 chilometri per raggiungere il luogo della visitazione, infatti, attendevano la nascita di un Salvatore da una Vergine. Questi, era in base al loro libro sacro dell'Avesta (IX secolo a.C.) il terzo ed ultimo Saošyant, che secondo le rivelazioni di Ahura Mazda avrebbe visto il concludersi della creazione. La durata complessiva della creazione avestica era stata fissata in 36000 anni e divisa in tre periodi di 12000 di cui i primi due di oscurità e caos. L'ultimo di questi periodi fu a sua volta diviso in tre periodi di 4000 anni. Esaminando i dati storici e scientifici nel loro insieme, emerge che l'intero ciclo di 36000 anni corrisponde a quello precessionale di un primo calcolo di Ipparco, che egli aveva effettuato su documentazione proveniente dall'area assiro-babilonese; calcolo poi erroneamente fissato in 1 grado ogni cento anni da Claudio Tolomeo. È evidente a questo punto che gli ebrei durante la cattività babilonese assorbirono parte della loro cultura, cosa che traspare dall'uso di uno stesso calendario lunisolare, dall'avere fissato in circa 4000 anni la durata della creazione attraverso le genealogie bibliche, e dall'attesa di un salvatore allo scadere degli stessi periodi astrali ed astrologici. A rafforzare questa tesi si citano:
1) Ezechiele 8,5.17 che descrive gli Israeliti sorpresi ad adorare divinità caldee, tra cui il Sole nascente da oriente, nonché il morente dio Tammuz;
2) Geremia 7,17.19 dove gli Israeliti sono sorpresi tra le strade di Gerusalemme a raccogliere legna ed accendere fuochi, mentre le donne impastano la farina per le focacce da offrire alla Regina del cielo ed altre libagioni ad altri dei.
3) Geremia 8-9-10 e seguenti, dai quali si comprende che il fenomeno dell'apostasia era piuttosto diffuso.
4) 4Q318 Testo astrologico zodiacale, databile alla fine del II secolo a.C. e ritrovato presso la grotta 4 in Qumran. Titolato Brontologion, si riferisce ad un particolare metodo di premonizione/divinazione babilonese, noto anche nel mondo greco, che si basa sui tuoni. La prima parte del testo indica sotto quale segno zodiacale si trova ciascun giorno di un dato mese. La seconda parte invece abbina al tuono, verificatosi in un determinato giorno, un preciso significato. Questa seconda parte, nel Frammento 2 col. II,6 fissa la tavola zodiacale iniziando la trattazione dal segno del Toro:
"Se nel Toro tuona, rivolta nel mondo…".
Astronomi ed astrologi, concordano pertanto che si tratta di un oroscopo la cui tavola zodiacale si riferisce a una volta siderale precedente. È però evidente che nella comunità si seguissero i fenomeni celesti anche se da un punto di vista astrologico. Nel complesso, è dunque evidente la stretta correlazione tra le due culture e quindi la conoscenza dei fatti attesi e le relative implicazioni sociali e religiose.
Pertanto, alla luce di quanto esposto ed in relazione all'interpretazione delle scritture bibliche, la stella che guidò i Magi fu in realtà l'insieme di due fenomeni astrali, quella della precessione degli equinozi e la triplice congiunzione Giove-Saturno avvenuta all'interno della costellazione dei Pesci, a mio avviso, lo fecero semplicemente indicando il momento e il paese da raggiungere secondo il significato simbolico ed astrologico attribuibile a quel tempo, tra cui anche Nm 24,17.
In proposito è esaustiva la lezione in Mt 2,2:
εἴδομεν γὰρ αὐτοῦ τὸν ἀστέρα ἐν τῇ ἀνατολῇ καὶ ἤλθομεν προσκυνῆσαι αὐτῷ.
Che BJ Cei 2008 traduce: Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo.
L'Evangelista non poteva conoscere la complessità di quell'insieme di fenomeni astrali, semplicemente li indicò come i Magi lo definirono parzialmente presso Erode. La tesi dell'aurora e del sole, proposta da taluni studiosi è interessante e plausibile con il carattere astrologico e divino che il sole poteva avere per i Magi, tuttavia in contrasto teologico con la nascente dottrina cristiana. Pertanto, la traduzione della parola greca ἕως con l'aurora invece di finché è possibile, giacché questa parola può tradursi con entrambi i significati, però, è poco sostenibile a causa del contrasto tra il sorgere della stella che aveva guidato i Magi e il sorgere dell'aurora proposta come la stella dei Magi. Non sono quindi d'accordo nel ritenere plausibile la possibilità che l'aurora o il sole siano la stella dei Magi. Ne posso accettare la tesi, genericamente condivisa, che vede questo evento stellare come un corpo celeste che indica la direzione. Inoltre, se questa stella, come altri studiosi sostengono avesse dovuto guidare i Magi come lo fa la stella polare, essi, come ogni buon marinaio, avrebbero dovuto avere delle coordinate precise del luogo del bambino, la qual cosa, però, renderebbe inutile l'uso di una stella diversa da quella polare al fine di fissare la rotta.
La soluzione dell'enigma è la seguente:
La stella che i Magi avevano visto sorgere in oriente, in realtà, li aveva già guidati a Gerusalemme, attraverso il suo solo significato simbolico, come sottintende la lezione di Mt 2,2 già citata. Quando essi arrivarono a Gerusalemme, nel 5 a.C., il fenomeno celeste della triplice congiunzione era già terminato da qualche tempo!
A meno che non vi siano elementi per mettere in discussione tutte le altre date, cosa che comunque non altererebbe la conclusione che si è raggiunta, come si vedrà qui di seguito. Questo fenomeno, come si è detto, aveva indicato il momento e confermato il luogo, all'interno di un altro elemento astrarle che aveva preannunciato quell'evento e pure indicato il luogo nella Palestina, questo era la costellazione dei Pesci. Inoltre, i Sommi sacerdoti informarono Erode ed i Magi che il luogo indicato dai profeti era Betlemme Mt 2.5,6. Pertanto, i Magi sapevano dove dovevano andare, non era necessaria una stella cometa che li guidasse alla loro partenza da Gerusalemme. Alla luce di queste considerazioni, infatti, la lezione di Matteo va tradotta con precedeva e non con guidava, così come correttamente ormai tradotto da oltre due secoli anche dalle Bibbie più comuni1. Inoltre, la traduzione adesso in uso con fermossi o si fermò, deve essere più correttamente fatta con si levò (sorse) e tuttalpiù ricondotta alla vulgata che traduce venne a stare sopra.
Giunti nella piccola Betlemme i Magi ebbero probabilmente altre indicazioni, quindi, portatisi verso il luogo del bambino vi giunsero ai primissimi chiarori del giorno:
Mt 2,9, "ed ecco la stella, che avevano visto in oriente, li precedeva, finché giunta, sorse sopra il luogo dove era il bambino".
Il
sole sorgeva in Pesci, cioè in quella zona di firmamento in cui si era
realizzato nel 7 a.C. il fenomeno della triplice congiunzione Giove-Saturno
che era la stella che aveva segnalato la nascita del Salvatore e dato il via al
viaggio dei Magi. L'Evangelista conferma anche nella successiva lezione Mt
2,10: Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. La
stella non può essere l'Aurora né tantomeno il Sole. La
traduzione "essendo giunta l'aurora" è possibile, purché s'intenda che a
sorgere sopra il luogo del bambino sia la costellazione dei pesci, che quindi
sorgeva mentre l'aurora sopraggiungeva. La difficoltà di articolare questa
frase per trarne con facilità il giusto senso suggerirebbe che la traduzione
migliore sia: ἕως = finché.
Tuttavia,
giacché è coerente con l'impostazione Biblica un prudente nascondimento del
dato scientifico che riconduce al periodo esatto della Visitazione, ritengo che
la prima ipotesi sia volutamente celata nella seconda. Mentre la traduzione si
fermò della parola ἐστάθη, deve essere più correttamente tradotta con si
levò (sorse). Infatti, la prima traduzione è contestualizzata con
riferimento ad un'immaginaria stella cometa, mentre la traduzione si levò
è correttamente contestualizzata a una situazione astrale reale. È pure
possibile ma meno appropriata la traduzione si trovò in quanto non
completa il movimento della stella già annunciato con i termini precedeva e
giunta. Infatti, da un punto di vista astronomico, riguardo alla
spiegazione che si è data, emerge che al momento della visita i Magi, nelle ore
notturne vedevano la costellazione della Vergine, che in quel periodo si
ammirava nelle ore della notte. Mentre, alle prime luci dell'alba, che di poco
anticipano la levata iliaca, i Magi lanciando l'occhio attraverso quelle tenui
luci dell'aurora che sopraggiunge e andando oltre con lo sguardo verso lo
spazio infinito, sulla linea dell'orizzonte, sopra il luogo dove si trovava il
bambino, essi poterono intravedere per alcuni istanti la costellazione dei Pesci
o qualcuna tra le sue stelle più luminose. Avevano fatto un lunghissimo
viaggio durato diversi mesi, davanti a loro erano passate diverse costellazioni
stagionali. Ora, in quel luogo straordinario, dove una Madre col suo Bambino
attendono e compiono il loro e nostro destino, il Sole sorgeva in Pesci.
Vuol dire che la visita dei Magi, in base alla posizione degli equinozi di 2000
anni fa, poté avvenire nel 5 a.C. tra i primi di febbraio ed i primi di aprile
dell'anno solare-tropico, quando la terra era ancora prossima all'equinozio di
primavera, un anno prima della morte di Erode il Grande. In proposito va detto
che la data del 4 a.c. per la visitazione dei Magi non sembra plausibile
considerato che in quel periodo Erode era morente e si trovava a Gerico, mentre
poco prima aveva cercato conforto alle proprie sofferenze nelle calde acque
delle sorgenti di Calliroe (Ant. 17,6,5 – B.I. 1,33,5). Alla luce di queste
considerazioni, la data dell'epifania, commemorata al 6 di Gennaio del nostro
calendario, è una data di riferimento approssimativo, soprattutto se si
considera che la tradizione l'ha certamente tramandata in riferimento al
calendario lunisolare ebraico che è soggetto agli effetti della pendulazione
embolismica. Calendario che potrebbe avere subito, in relazione al ciclo
ottaeterico, una forte pendulazione, se non addirittura ricadere nel giorno 6
di Adar Shenì (febbraio II) o peggio potrebbe essersi disatteso a lungo
il regolare intercalarsi del mese dato il carattere empirico del sistema
adottato. Inoltre, se i Magi avessero raggiunto quel luogo avvicinandolo da un
punto più alto, e Gerusalemme era parecchio più in alto di Betlemme, tale data
potrebbe essere ancora anticipata. Comunque, adesso tutto quadra, la traduzione
del testo rimane lineare e non vi sono appesantimenti o contrasti di
significato nel corpo della frase tra Aurora e Stella che
sorgono. La costellazione dei Pesci sorgeva pochi attimi prima del levar del
Sole ed era quindi visibile a occhio nudo solo prima che aumentasse
significativamente la luce del giorno!
In via esemplificativa si presenta la seguente tavola astronomica, che rispetto a quelle già presentate, porta indietro la posizione siderale degli Equinozi al tempo della visitazione:

Addenda:
p = moto di precessione degli equinozi;
r = moto di rivoluzione della Terra;
r1
= moto di rotazione della Terra;
T = Terra;
S = Sole;
a = posizione astrale della Terra, nel momento
in cui i Magi potevano vedere al sorgere del sole la costellazione dei Pesci. Ciò era possibile solo qualche minuto prima della levata iliaca, nel periodo
tra febbraio e aprile;
γ = punto d'ariete, o dell'equinozio di
primavera, posizione che la terra doveva ancora raggiungere.
Nota bene, 1 Mt 2,9.10: B778 traduce, "…ed ecco che la stella, veduta da loro in oriente, andava loro davanti, fintantoché, arrivata sopra il luogo ove stava il bambino, fermossi. E, veduta la stella, si riempirono di sopragrande allegrezza".
B940 traduce, "Ed ecco la stella, che avevano visto in Oriente, andar loro innanzi, finché giunta sopra il luogo ove era il bambino si fermò. Vedendo la stella provarono una grandissima gioia".
BC974 traduce, "Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove stava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia". BJ CEI 2008 traduce, "Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella provarono una gioia grandissima".
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Considerazioni
Facendo
una considerazione che ha una base teologica, si deve evidenziare, anche, che
nella prospettiva del fatto soprannaturale visto come insieme di eventi fisici
ed umani sotto l'influenza divina, l'evento conserva comunque tutta la sua
straordinarietà. Esso ha pertanto un senso teologico se inteso come
l'illuminarsi di verità e il prostrarsi delle altre culture e religioni innanzi
al vero e unico Salvatore del mondo. Questa prospettiva e l'unica che possa
giustificare teologicamente un fatto miracoloso, altrimenti immotivato o ancor
peggio se visto come ispirato dalla spiritualità e religiosità avestica o
scaturente addirittura da quelle divinità. Si ritiene, pertanto, che fu
necessario dare sin dall'inizio un'indicazione precisa agli Israeliti, che, come
abbiamo mostrato, erano ancora in parte legati alle divinità babilonesi.
Era
anche necessario dare notizia, ai popoli vicini per cultura e religiosità, che
i fatti attesi dalle rispettive tradizioni si erano compiuti. Adesso anche i
sapienti, che la tradizione trasforma in re, si prostrano innanzi al vero ed
unico Salvatore, che è nato in Israele. Israele diviene così il paese guida per
il mondo intero.
Vengono a mente alcuni passi del Vecchio Testamento, come Dn 3,91.100 e 4,1.34 sul re Nabucodònosor che si prostra e umilia innanzi all'Unico e vero Dio di Daniele e d'Israele, così anche Dn 5.1.30 e 6,1.29 sul re Baldassar che anch'egli fa pubblica ammenda e riconosce con un documento scritto la grandezza dell'Unico Dio. Adesso, però, anche se il nuovo in qualche modo è sempre legato al vecchio, con cui è costretto a dialogare e confrontarsi, era necessario sin dall'inizio un cambiamento. Pertanto, l'evento della nascita anche se doveva essere accompagnato da avvenimenti eccezionali, questi, non dovevano essere però clamorosi.
Ecco, quindi, la prima lezione: La povertà che esalta la maestà, la quale si rivela a pochi, per poi essere testimoniata a tutti!
È sin
dalle prime battute il vero cambiamento epocale! Una frattura profonda tra
contingente e immanente, che porta a una contraddizione costante tra esistenza
ed io spirituale. Certo, l'esperienza fatta sull'analisi scritturale dei testi,
induce a pensare che essendo forte l'interesse teologico ed esegetico è forte
anche la tentazione a portare leggere correzioni alla scrittura o alla sua
traduzione o interpretazione.
Non
mi risulta però che la critica testuale abbia espresso qual cosa in merito al
testo greco. Comunque, la tesi del fatto miracoloso può essere vista
nell'insieme del realizzarsi fisico ed umano degli avvenimenti. Essa non
essendo, infatti, in contrasto con le scritture bibliche o con le leggi della
fisica, rimane coerente per il fedele, che potrà continuare ad interpretare
correttamente l'evento come un richiamo della divinità al suo credo. La
data del 6 gennaio, quindi, oltre al valore teologico e liturgico,
assume, alla luce dei nuovi dati emersi, pieno valore storico nei contenuti e
di riferimento vicino in relazione alla posizione tropica.
In
relazione all'anno della nascita del Salvatore si può quindi ritenere sempre
maggiormente indicativa la data del 7 a.C.
Claudio Gualtiero Maria Sala