L'Ingresso a Gerusalemme

Gesù arriva a Gerusalemme, miniatura.
#religionecattolica
Estratto dal Libro Trinoteuco tomo I; Ia edizione 01-2024 Gedi Digital.
Capitolo IX – Da Cafàrnao a Gerusalemme (parte II), pag. 113>117.
L'Ingresso a Gerusalemme
L'ingresso a Gerusalemme
Gesù, come abbiamo avuto modo di spiegare, è un israelita che ha ricevuto sin dall'infanzia un'educazione religiosa aderente alle prescrizioni della legge mosaica. Lc 2,41.42 testimonia che i genitori di Gesù ogni anno andavano a Gerusalemme per la Pasqua secondo le prescrizioni di Dt 16,16 e lo portarono con loro quando compi i 12 anni. Gesù, quindi, dopo aver predicato e annunciato sulla sua morte, entra come ogni anno a Gerusalemme. Questa però sarà l'ultima, le scritture l'avevano profetizzato in Is 62,11 e Zc 9,9.
Mt 21,5: Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di bestia da soma.
La gente lo acclama, qualche tempo prima aveva compiuto dei miracoli tra cui la resurrezione di Lazzaro. La folla, che lo accoglie in festa, stende per terra le proprie vesti, fronde verdi e rami di palma appena tagliati. È il giorno che la cristianità festeggia come Domenica delle Palme.
Mt 21,9: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Gesù non vuole equivoci, Egli è il Re vero e unico, il Re dei miti, degli oppressi, dei sofferenti, dei peccatori pentiti, dei giusti, dei santi, dei buoni, di chi erediterà la terra. Ecco, l'asina su cui siede è accompagnata dal suo puledro, mostrando la sua vulnerabilità. Gesù volle dire: Vengo per amore, con mitezza e in pace. Poi, però, giunto nel tempio, vide la casa del Padre profanata dal mercimonio.
La cacciata dal Tempio dei mercanti, Gesù nuovo Tempio Spirituale
Gv 2,13.25 testimonia, questo episodio con lievi differenze e come avvenuto durante la prima Pasqua, quella dopo il battesimo e le Nozze di Cana. Gesù, entrato nel Sacro Tempio, vede un'Israele prostrata a mammona. Il Guadagno e il denaro, nuovi idoli hanno corrotto gli animi e si sono posti al centro dell'attenzione. Il Sacro Altare degli olocausti gli appare ancora una volta violato (1Mac 1,54.59; Dan 9,27 – 11,31). Gesù guarda al giorno del giudizio, vede in prospettiva i tempi della fine, la caduta di Gerusalemme a cui seguono la profanazione e distruzione del Tempio, la Parusia e il Giudizio (Mt 24,15; Mc 13, 14 et Lc 21,20). Vede che il Tempio non svolge bene la sua funzione di guida del popolo di Dio, anzi ne è un pessimo esempio a causa dei sacerdoti e dei rabbini; l'intero Israele corre quindi un pericolo mortale. Gv 2,15.16: Allora, avendo fatto una sferza di cordicelle, scacciò tutti dal tempio (con) le pecore e i buoi, e dei cambiavalute sparse a terra la moneta e rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Levate da qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
L'azione repentina e carica di sdegno di Gesù richiama nella mente dei discepoli il Salmo 69,10 che Giovanni cita in 2,17: «Lo zelo della tua casa mi divorerà.». L'evangelista ci dice, quindi, che i discepoli hanno compreso ed assimilato l'azione di Gesù a quella dei profeti e uomini di fede che avevano in passato difeso le ragioni del Tempio (Ger 7,1.15; 1Mac 2,24.27; Nm 25,11.13; 1Re 19,9.18). Il versetto che Giovanni, rispetto al Salmo 69,10, riporta al futuro "divorerà" allude al fatto che sarà proprio lo zelo per la Giustizia che divorerà la vita di Gesù.
Alla luce di questa spiegazione comprendiamo meglio la sua reazione, che ha prima vista poteva sembrare eccessiva. L'azione di Gesù non è carica d'ira ma bensì di sdegno. L'ira, infatti, non è razionale e non ha la capacità di essere correttiva ed educativa, lo sdegno invece è spinto dal desiderio di ricondurre, ciò che è corrotto e malato spiritualmente, al giusto. L'atteggiamento dei sacerdoti e degli scribi mostrava proprio quel lassismo spirituale che ci allontana da Dio e che vela d'ipocrisia il rapporto con Lui. I Giudei, infatti, erano rimasti sconcertati e frastornati dal gesto di Gesù, pensavano che tutto sommato quell'andazzo tornasse comodo e utile sia ai forestieri che al tempio, certo conoscevano le scritture, però un po' di elasticità tornava utile a tutti, in fondo messo tutto su una bilancia i piatti pendevano verso il bene.
Gv 2,18.21: Allora i Giudei reagirono, e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo innalzerò». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo innalzerai?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Mc13,2: … «Vedi queste grandi costruzioni? Non resterà qui pietra su pietra, che non sia distrutta.».
Questa dichiarazione di Gesù la troviamo in parte, limitatamente alla profezia della distruzione del Tempio, in Mc 13,1.2 - Mt 24,1 et Lc 21,5.7. Mentre, la ritroviamo nella formulazione più simile a quella di Giovanni in Mc 14,58 come testimonianza fatta da un giudeo contro Gesù durante il suo processo: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni (ne) edificherò un altro non fatto da mani d'uomo.»; ed in Mc 15,29, e Mt 27, 39.40: I passanti lo insultavano scuotendo il loro capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni (lo) ricostruisci, salva te stesso, se sei figlio di Dio, [e] scendi dalla croce».
Alcuni studiosi, in relazione alle parole di Gesù, relative alla distruzione del Tempio, ritengono che esse siano espresse come un vero attacco all'edificio di culto come costruzione oltre che come organizzazione e regolamentazione. Ritenendo, infatti, che Gesù intendesse volerne la distruzione per poter proporre sé stesso e il suo insegnamento come Tempio spirituale e non materiale.
L'ipotesi poggia su:
1) Is 1,10.20; Ger 7,10.15; Os 4,4.9; Zc 14,21; Sal 23(24); Sal 68(69),7.10; dove è evidente che già da tempo Dio si lamentava della corruzione dei sacerdoti e del suo popolo e minacciasse la distruzione del Tempio;
2) Ez 40-47; Tb 13,11 et 14,5 che parlano della ricostruzione del Tempio;
3) Gv 4,20.26; che pone l'accento sul Tempio spirituale.
a) I richiami biblici al punto <1> sono un valido e certo riferimento a cui certamente Gesù nella sua azione di purificazione del tempio si era richiamato per dare compimento alle aspettative dei giusti, e per la salvezza del popolo di Dio.
b) I tentativi di collegare i passi biblici di cui al punto <2> con l'azione di Gesù, sono invece infelici. Infatti, questi si riferiscono a periodi ed accadimenti già trascorsi, riferibili alla ricostruzione del Tempio Erodiano in Gerusalemme o comunque alla ricostruzione di un tempio vero e proprio, e non a profezie che possano riferirsi al tempo messianico. Esse, in sostanza, rappresentano la determinazione del mondo ebraico ad avere un Sacro Tempio che li guidi con saggezza, onestà e giustizia all'interno della Tôrãh di Mosè.
c) Il passo di Giovanni 4,20.26, del Colloquio con la Samaritana di cui al punto <3>, evidenzia la profezia di Gesù sulla distruzione del Tempio: 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credi a me, donna, viene un'ora in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate (quel) che non conoscete, noi adoriamo (quello) che conosciamo, perché la salvezza è dai Giudei. 23Ma viene un'ora, ed è adesso, quando i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che l'adorano. 24Dio (è) spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25Gli dice la donna: «So che viene il Messia, quello chiamato Cristo; quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
Gesù afferma di essere lui colui che annuncia ogni cosa, e pone l'accento sul fatto che presto non vi sarà più un posto particolare in cui adorare Dio, e i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità.
Il Tempio e la Sinagoga sono riferimenti centrali nella vita di Gesù, egli è un Giudeo che osserva la legge mosaica della Haggãdãh e vuole perfezionare quella dell'Hǎlãkãh cioè le aggiunte rabbiniche. Ogni sabato Gesù prega e insegna nelle Sinagoghe e per le tre feste principali sale a Gerusalemme secondo le prescrizioni della legge. Gesù difende con zelo la casa di Dio, non può volerne la distruzione, però la vede nel futuro prossimo, sa che non rimarrà pietra su pietra di quel grandioso edificio. Sa anche che, dopo la sua morte e resurrezione, per i suoi discepoli Lui sarà il Sacro Tempio, perché attraverso di Lui i discepoli, possono arrivare al Padre senza passare dal Tempio di Gerusalemme o dalle Sinagoghe quando esse saranno distrutte. Ciò però non può significare che non si debba edificare più un Tempio o una Sinagoga o una Chiesa. Il tempo di Gesù e di Israele è scandito dal tempo del Tempio!
Gesù ne profetizza la distruzione, ma essa non è un suo desiderio.
Ciò che vediamo dall'azione di Gesù è ciò che dobbiamo comprendere:
Gesù vuole la purificazione del Tempio e la salvezza del suo popolo, nello stesso tempo ci fa comprendere che se il Tempio o i sacerdoti o i teologi sono corrotti bisogna allora allontanarsene per cercare in Lui la via della salvezza.
Le pietre sono pietre e basta!
È la corruzione dell'uomo il problema, non il luogo di culto in sé.
Il Tempio o le Chiese sono necessari all'uomo per organizzare il culto, l'eucaristia, le catechesi, l'evangelizzazione, l'azione congiunta dei fratelli in Cristo per la pace e la carità, ecc. …
Il Tempio o la Chiesa non sono un punto di debolezza, lo diventano se sono corrotti gli uomini, infatti, è l'uomo che può rendere corrotto il Tempio.
Compiute, poi, diverse guarigioni (Mt 21,14.15), si rivolse ai sacerdoti e agli scribi, che non comprendevano e lo rimproveravano adirati per il fragore che i fanciulli facevano per osannarlo, e disse in Mt 21, 16: «Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bimbi e di lattanti ti sei preparata una lode?». Soltanto ai semplici, ai piccoli e puri di cuore era dato di comprendere il valore di quell'ingresso a Gerusalemme sull'asina e dei fatti che stavano seguendo. Più tardi lasciò la città e andò a Betània, e lì trascorse la notte (Mt 21,17). Nei giorni successivi seguono diversi episodi, miracoli, insegnamenti e svelamenti che prepararono i prossimi eventi pasquali e resero manifesto ai discepoli lo svolgersi escatologico dell'annunzio di Gesù, di cui divennero depositari ed evangelizzatori.
Cooperazione creaturale, intercessione e la Parabola del fico infruttuoso:
Mc 11,12,14 Mc 11,20.25 e Mt 21,18.22
Riguardo a questo periodo e tema, riporto di seguito la lezione di Gesù relativa alla parabola del fico infruttuoso. In essa si sottolinea il concetto di fede e della Potenza Divina che ne scaturisce, insieme al fine che essa deve avere.
Il fico rappresenta qui l'uomo di poca fede, che colto di sorpresa senza meriti, sarà condannato in eterno. Questi, infatti, non è stato capace di appagare la fame d'amore e di giustizia di Dio quando ciò gli è stato richiesto. Nell'episodio i discepoli si meravigliarono che il fico, maledetto da Gesù, si fosse seccato di colpo.
Così egli spiegò che con la forza della fede che non ha esitazione, avrebbero sempre ottenuto ciò che avessero chiesto.
In sostanza l'uomo che ha vera fede, non si farà sorprendere senza frutto per Dio, cioè anime. Questi, poi, non mancherà di ricambiare donando loro la capacità di dare grandi frutti, miracoli, per i propri fratelli, purché finalizzati alla salvezza delle anime.
Questo è il principio su cui, alla cooperazione creaturale degli apostoli, Dio consegna il potere dell'intercessione che si manifesta nel guarire i malati, scacciare i demoni, ecc.
(si veda: pp 78 et 167,168; At 2,1.4; 1Cor 3,1.23 e 4,1; 2Cor 2,14 a 4,6; Gv 21,15.18; Lc 5,10.11 - 8,10 - 9,1.6 -10,1.20 - 14,25.33 - 22,28.30 - 24,46.49; Mc 6,7.12; Mt 4,19 - 9,27.29 - 10,1.42 - 12,15.21 -16,17.19;).
ClaudioGualtiero Maria Sala