Vigilanza e introduzione alla Parusia

12.04.2025

Apocalisse, lettera alle sette assemblee, miniatura



#religionecattolica

Estratto dal Libro Trinoteuco tomo I; 
Ia edizione 01-2024 Gedi Digital, ; ISBN: 979-12-22802-70-1
Autore: Claudio Gualtiero Maria Sala.
Capitolo X – Parusia ed Eucaristia.



Vigilanza e introduzione alla Parusia


Gesù sa che vi è necessità di agire subito, non c'è tempo da perdere, il tempo della prova è ora. Bisogna vigilare ed essere pronti Mc 13,32.37. Tutto per un uomo si compie nell'arco della sua vita, di una generazione, e di generazione in generazione, sinché a tutti sulla terra sarà giunta la Lieta Novella. 
Dopo e soltanto dopo sarà la fine dei tempi del bene e del male (Mc 13.10 et Mt 24,14), il quando solo Dio sa. Illuminante il detto di Mt 8,22 e Lc 9,60: «Lascia che i morti seppelliscano i morti.» Chi è fuori dalla Basilea è spiritualmente morto. Non si può restare fuori, o fare ora entri ed ora esci. È in gioco la vita eterna! E la morte, può sopraggiunge all'improvviso (Lc 13,1.5). La parabole del fico Mc 13,28.29 indica il segnale dell'inizio dei travagli.

La Parusia viene introdotta con la spiegazione di alcuni segni premonitori che precederanno la fine del mondo. L'eterno scontro tra bene e male, che non aveva mai visto se non per brevi periodi il prevalere dell'uno o dell'altro, vedrà invece il fortificarsi e il radicarsi del male. In quel tempo, le sofferenze andranno ad aumentare, e quando il male raggiungerà sulla terra la sua completa espansione e massima forza, allora, e solo allora, dopo la totale distruzione, ogni cosa si fermerà è vi sarà il giudizio.

Il Vangelo di Matteo rimanda l'approfondimento alle profezie di Daniele, queste, attraverso l'interpretazione di alcuni sogni, rivelano gli accadimenti che precederanno la fine del mondo, tuttavia, senza che vi sia indicazione precisa del quando. Riporto una concisa interpretazione delle figure allegoriche che Daniele propone:

1) - Dn 2: La grandiosa statua di Nabucodònosor.

Rappresenta l'umanità, che insegue la conoscenza e finisce con usarla affannandosi ad accumulare ricchezze e potere. La sua testa tutta d'oro rappresenta il conseguimento del massimo splendore, la massima ricchezza e conoscenza. Ma i piedi della statua che sono di creta e ferro non sopporteranno il peso di tutto ciò, alla prima forte sollecitazione essa crollerà in frantumi. Potremmo affermare che la statua rappresenta l'arroganza dell'uomo, destinata a crollare, giacché poggia sulla fragilità che la genera. In tal senso, i regni dell'uomo, sia in essi prevalga il bene nelle forme delle tre virtù teologali, sia il male nelle forme dei sette peccati capitali, sono destinati a cadere. Tale fragilità non consente all'uomo di trovare da sé una posizione definitiva nel bene o nel male. Tale fragilità, trasmessa dalla dualità propria del Dio Creatore, si manifesta sin da subito nel comparire del peccato originale consumato da Adamo ed Eva. Si tratta dunque di uno scontro tra due forze opposte che agiscono sull'uomo attraverso delle porte ancestrali e genetiche. Esse sono i punti di contatto del bene e del male.

Solo dopo la distruzione del mondo vedremo affrontarsi apertamente queste due forze.

2) - Dn 8: L'ariete è il capro.

Rappresentano, nella visione di Daniele, l'evolversi degli eventi vicini alla fine del mondo. Forze fortemente negative prenderanno a fare guerre e prevarranno su altre, questi è l'ariete, che s'imporrà a molti popoli, diverrà grande e farà quello che vorrà. Poi il capro, un altro regno del male, si abbatterà sull'ariete e lo annienterà, il suo regno sarà ancora più grande e potente. Il suo corno dopo avere percosso in ogni direzione, si spezzerà, ma da esso ne cresceranno quattro in direzione dei quattro venti del cielo (i punti cardinali). Le quattro corna alludono alle quattro bestie di una precedente visione di Daniele. Da uno di questi corni (la quarta bestia, quella dalle dieci corna, che darà cioè origine a dieci regni), spuntò un piccolo corno che distrusse poi tre delle dieci corna. Le dieci corna potrebbero alludere ai sette peccati capitali più le tre virtù teologali, queste ultime tre scomparirebbero dalla terra annientate dall'undicesimo corno (regno/potere). Le bestie, così come i corni, alludono a Regni intesi come manifestazione di un potere maligno sul mondo, ma costituiscono anche indirettamente periodi temporali.

Dn 8,9.14 Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente, e verso la magnifica terra: s'innalzò fin contro l'esercito celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e una parte delle stelle e le calpestò. S'innalzò fino al capo dell'esercito e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu rovesciata la santa dimora. A causa del peccato un esercito gli fu dato in luogo del sacrificio quotidiano e la verità fu gettata a terra; ciò esso fece e vi riuscì. Udii parlare un santo e un altro santo dire a quello che parlava: «Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio quotidiano abolito, la trasgressione devastante, il santuario e l'esercito calpestati?». Gli rispose: «Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi al santuario sarà resa giustizia».

Una successiva visione di Daniele, focalizzata su accadimenti in Palestina, rivela un differente periodo di tempo, pari a milleduecentonovanta giorni, successivi alla caduta del Santo sacrificio perpetuo e l'instaurazione dell'abomino o sacrificio perpetuo sacrilego (anno 167 a.C. sotto Antioco IV).

Dn 12,11.13: Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio devastante passeranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrenta-cinque giorni. Tu va pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte, alla fine dei giorni.

Le tre citazioni di tempo trovano, comunque, spiegazione se riferite al periodo che va dal 167 al 164 a.C. esposto nel proemio storico. In senso generico, o profetico per il futuro, potrebbero, invece, indicare il formarsi di situazioni diverse nel mondo, relative alla capacità d'opposizione alle forze del male.

3) - Dn 7,9.12: L'Antico di giorni (Il Vegliardo).

È una visione del Dio Padre Yhwh (Jahwèh), che alla fine dei tempi, subito prima del giudizio, quando sulla terra non sarà rimasto alcun santo, e solo il male vi sarà presente, distruggerà il demonio e i suoi seguaci. Allora sarà istituito il tribunale ed i libri delle vite saranno aperti.

4) - Dn 7,13.14: Un Figlio d'uomo.

Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire sulle nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino all'Antico di giorni (al Vegliardo) e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servirono. Il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

Gesù presentandosi come il Figlio dell'uomo assume a sé questa profezia di Daniele.


Parusia e Giudizio

I primi avvertimenti

Adesso che abbiamo una visione più ampia della Parusia ci verrà più facile addentrarci nel testo di Matteo, cui subito ritorniamo, omettendo alcuni passaggi per necessità di sintesi, si legga l'intero passo su una buona Bibbia.

Mt 24,4.22: E Gesù rispondendo disse loro: «Badate che nessuno v'inganni!

Molti, infatti, verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Cristo" e molti inganneranno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre……vi saranno carestie e terremoti. Ma tutto questo non è che l'inizio delle sofferenze. … … per il dilagare dell'iniquità, l'amore dei più si raffredderà. Ma chi resisterà sino alla fine sarà salvato. E (quando) questa buona notizia del Regno sarà annunciata in testimonianza a tutti i popoli, allora verrà la fine». Quando dunque vedrete presente in luogo santo l'abominio della desolazione, di cui parla il profeta Daniele, chi legge, comprenda, …vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai è stata dall'origine del mondo fino ad ora, né più vi sarà. …».

La Parusia Mt 24,29.36:

«Subito, dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi Angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità all'altra dei cieli.… … Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa, né gli Angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre». Mt 24,42: «Vigilate, dunque, perché non sapete in quale giorno viene il vostro Signore».

Il Giudizio Mt 25,31.45:

«Quando, poi, il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, allora siederà sul trono della sua gloria. E davanti a lui saranno radunate tutte le genti, e li separerà gli uni dagli altri, …… Allora il Re dirà a quelli alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Infatti, ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, ero straniero e mi accoglieste, nudo e mi vestiste, infermo e mi visitaste, ero in carcere e veniste da me". … "In Verità vi dico: quanto avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, (l')avete fatto a me". Allora dirà anche a quelli a sinistra: "Andate (via) da me, [voi] maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, ero straniero e non mi accoglieste…" … In verità vi dico: quanto non avete fatto ad uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".

Il discorso escatologico si apre sul giudizio universale, realizzando un ulteriore legame tra Antico e Nuovo Testamento, evidenziandosi ancora come il primo fosse contenitore dell'escatologia del secondo. Gesù apre, quindi, uno squarcio nello scenario apocalittico lasciato da Daniele. Realizzando una forte semplificazione, ci guida a trovare il significato per noi utile di quegli eventi. Resta, però, inalterato il nascondimento sul tempo della fine, il momento estremo che chiude la storia dell'uomo che si dibatte tra bene e male. A nessuno è dato di sapere il quando, di certo a quel momento tutti dovranno aver sentito l'annunzio e avere avuto possibilità di scelta. Solo da allora le forze del male si manifesteranno con tutta la loro forza e piegati i più, ergeranno un altare all'abominio.

Com'è ovvio le interpretazioni del percorso che avvia al giudizio sono molteplici, si pensi, infatti, per mero esempio, che la sola vita di un uomo può contenere l'intero scenario apocalittico, vale a dire: il peccato nel suo variegato affermarsi, con l'abbandono ad esso, o la tensione interiore nello scontro tra bene e male, il pentimento e la reintegrazione di Dio in noi. Intese, dunque, ammonirci:

il giorno del giudizio verrà, quando nessuno se lo aspetta, guai a chi privo di carità/agape, non avendo fame e sete di Giustizia, sarà sorpreso senza frutto d'amore.

Il compimento e lo svelarsi ultimo dell'escatologia del giudizio appartengono a Dio.

Claudio Gualtiero Maria Sala